Esercizio all'esistenza è un libro di poesie di Giuseppe Vetromile, Edizioni Puntoacapo, 2022, con prefazione di Ivan Fedeli.

domenica 20 marzo 2022

Nota critica di Gennaro Maria Guaccio

 

Note su Esercizio all’esistenza di G. Vetromile

Gennaro Maria Guaccio

 

    Il tema di fondo della poesia di Giuseppe Vetromile è una visione incerta della vita che segue sicuramente al crollo di ideali positivistici, sopraffatto dagli inganni (p.70), onde tutto appare senza senso, vuoto di significato o, per lo meno, agnostico. Che significa esistere? Egli si chiede. È un banale oscillare tra la nascita e la morte? Come asseriva Pascal e, semmai, aggiunge Vetromile, “misurato dal tempo”. Ma questa definizione poco soddisfa: cosa possiamo farcene? Essa è una constatazione, non una ragione. È come dire che il calore è quella cosa che entra ed esce [dai corpi] e si misura col calorimetro, come il nostro poeta scrive nella prefazione alla raccolta Esercizio all’esistenza. Anche questa definizione, pur non essendo falsa, nulla dice circa la natura del calore. Ma non è il fatto fenomenologico che interessi le considerazioni del nostro poeta: egli lo supera nella direzione dell’essere delle cose, come se il suo percorso fosse, almeno in parte, dalla fenomenologia di Husserl all’ontologia di Heidegger, dove l’implicazione del tempo diventa sostanziale ma, cionondimeno, strumento non agibile. Nell’ultima sua raccolta, Il lato basso del quadrato, Vetromile aveva visto il mondo, lo spazio esistenziale, come un confinamento in un gigantesco quadrato del quale i viventi occupano il lato basso: quello poggiato a terra. Sì che, sollevando lo sguardo verso l’alto, si scorgerebbe, o si potrebbe scorgere, forse, un universo altro irraggiungibile. Potrebbe ancor questo ricordare il Mito della caverna di Platone, ma non aperto alla stessa speranza, conscio, invece, di non poter risalire le pareti laterali del quadrato per sbucare lassù, in alto. Ora, in questa nuova raccolta, la dimensione nella quale il nostro poeta si colloca è la “stanza” di studio: la scrivania sulla quale ci sono fogli sparsi e “poesiole” che hanno rincorso l’illusione di un Concorso e che, però, anche qui con un forse, chissà potranno rappresentare una “traccia” del passaggio dell’autore in questa stanza, in questa vita. In altre parole, come per Ungaretti, ad esempio, nemmeno la poesia riesce ad essere sicuramente lo strumento per conoscere la realtà e soddisfare così il senso dell’esistenza. Ecco: insoddisfatti del vivere, riprendete la vostra vana corsa verso/l’orizzonte di nulla (p.67), questo è il punto. Insoddisfatti di fare e disfare versi e congetture: mi diletto a raccogliere sogni, egli scrive. E tutto questo è legato al semplice fatto del nascere e accorgersi di esserci, al dasein di Heidegger, alla coscienza desolata di Sartre e alla frattura dolorosa con la vita del suo personaggio, Antoine Roquentin, che da tre anni vive in una camera d'albergo, nel romanzo La nausea, con una stretta similitudine al nostro poeta nella sua “stanza” di studio. Tuttavia, qualche speranza di senso viene intravista sia nell’arte poetica: dirò vocali senza suono e borbottii vaghi (p.27), sia nella memoria presso i posteri: conservate di me qualcosa (p.39) e ricordati di me, mia cara (p.72), sia in un concetto-parola, definito “enorme”, ed è l’amore: questo amore bianco (p.36), un amore inventato per far luce (p.38), anche se l’amore è un rammendo sulla pelle scucita (p-45).

      Quest’ultimo lavoro di Vetromile è un libro di versi intenso, una splendida opera che, da una prospettiva molto umana, porta lo sguardo sull’avvilente condizione dell'uomo. Ogni pagina, ogni verso è una presa di coscienza su una verità che non si può intendere e una profonda riflessione sull'uomo di oggi.

 

Antonio Simone legge un brano del libro: "Ho provato ad ascoltarti"

La presentazione in diretta video con Puntoacapo - 29/3/22